Sri Lanka Horton Plains: nebbie, laurisilva e predatori silenziosi

 


Ci sono luoghi che sembrano sospesi fuori dal tempo. Gli altopiani centrali dello Sri Lanka, tra i 1.800 e i 2.200 metri di altitudine, sono uno di questi. Un mosaico di piantagioni di tè, foreste primordiali e villaggi coloniali rimasti immobili nel secolo scorso. È qui che ho vissuto uno dei momenti più intensi del mio viaggio.

Il tragitto in treno da Kandy verso Nuwara Eliya è già un’esperienza in sé: carrozze lente che si arrampicano tra piantagioni pettinate a mano, sorrisi dalle finestre, e quel profumo umido che solo la montagna tropicale può regalare. Ogni curva è uno sguardo nuovo su un mondo che cambia: dalle valli verdi e calde del sud, alle creste coperte di nebbia dove il tempo sembra essersi addormentato.

Ho scelto di alloggiare in un vecchio cottage coloniale, ai margini della foresta. Un giardino invaso da felci e alberi coperti di licheni. Di notte, il silenzio veniva spezzato dai richiami degli animali notturni: un’oscurità viva e vibrante. La proprietaria di casa, una signora tranquilla del posto, una sera mi ha raccontato – con la naturalezza di chi convive con la foresta – che due settimane prima un leopardo aveva portato via al suo vicino il cane, scomparso nel buio senza un rumore.

La base perfetta per esplorare i dintorni. Da Nuwara Eliya ci si sposta facilmente verso Ella, tra gole vertiginose e cascate, o si raggiunge il sacro Adam’s Peak – la montagna dove, secondo le credenze locali, si trova l’impronta del piede di Buddha, o di Adamo, o di Shiva, a seconda di chi racconta. Ma il vero cuore selvaggio è nascosto tra le nebbie dell'Horton Plains National Park.

Horton è una reliquia vivente: un altopiano coperto da laurisilva montana, un tipo di foresta preistorica sopravvissuta a ere geologiche, glaciali e climi estremi. Gli alberi sono bassi, nodosi, coperti di muschi e licheni. Le foglie coriacee della laurisilva si sono adattate alla nebbia, non alla luce. Tra le piante più iconiche, le rose di Horton – piccoli arbusti fioriti che tingono il sottobosco di rosso nei mesi freschi – e poi ginepri, allori, agrifogli e le felci arboree, che sembrano uscite da un documentario sui dinosauri. È una flora unica, endemica, fragile: una volta tagliata o contaminata da specie aliene fatica moltissimo a rigenerarsi.

La fauna non è meno affascinante: uccelli endemici come il yellow-eared bulbul e il Sri Lanka white-eye, macachi dal pelo scuro, langur dalla faccia viola, grossi cervi sambar che si aggirano tra le radure. Ma il re silenzioso del parco è il leopardo dello Sri Lanka, una sottospecie endemica e in pericolo, presente anche a Horton Plains. Qui vive in forma isolata, schiva, invisibile. Caccia soprattutto di notte e spesso preda proprio i sambar. In queste aree la popolazione di leopardi è composta da individui più grossi rispetto ai simili che vivono nelle terre basse con areali più ampi, la sua vita sulle alture lo rende ancora più elusivo.

Il sentiero per World’s End – “ la fine del mondo” – attraversa brughiere, cascate e zone paludose. Camminando tra la nebbia, si sente che qualcosa di profondo abita questi spazi. E quando, in un momento raro, le nuvole si aprono, sotto si spalanca un dirupo di quasi 900 metri, con la pianura che si estende lontano fino alla costa sud dell’isola. È uno di quei paesaggi che tolgono il fiato senza fare rumore prima di ritornare nascosto tra le nebbie.

Tra i racconti locali, si parla anche di una bestia dimenticata: un enorme bovide, un tempo forse abitante di queste montagne. I cacciatori coloniali raccontavano di aver visto qualcosa simile a un gaur, il gigantesco bisonte indiano. Nessuna prova scientifica lo conferma, ma la leggenda del “bisonte di Horton” vive ancora nei racconti della gente.

Gli altopiani centrali dello Sri Lanka offrono un’esperienza di viaggio diversa: silenziosa, essenziale, profonda.



Non è un luogo per il turismo di massa: è adatto a chi cerca autenticità, paesaggi intatti e osservazione lenta. Per piccoli gruppi di viaggiatori curiosi, è un itinerario che lascia il segno senza bisogno di effetti speciali.